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La cultura tibetana rappresenta un grande potenziale per contribuire alla pace nel mondo: non si tratta di mantenere la tradizione per sé stessa, ma di preservare la conoscenza che la cultura tradizionale trasmette come mezzo per coltivare la pace della mente e contribuire così alla pace nel mondo. Per questi motivi accolgo con grande piacere la pubblicazione del Taccuino di Viaggio sul Mustang che parla al mondo in modo particolarmente originale del suo prezioso territorio, dei suoi altissimi spazi, del suo popolo e della sua cultura millenaria. Ma anche perché lodevolmente pensato per aiutare negli studi bambini e studenti meritevoli del posto.
Con le mie preghiere e i miei migliori auguri (Jigme Shinge Palbar Bista - Ex Re del Mustang)
Anima mia, che cosa hai visto sulla sabbia? Ossa sbiancate – gusci vuoti... Una mattina arrivammo vicino a una duna abbastanza alta per ripararci dal sole. Ci siamo seduti. L'ombra era quasi fresca e dei giunchi vi crescevano delicatamente. Ma della notte, della notte, che cosa dirò? È una navigazione lenta. Le onde sono meno blu delle sabbie. Erano più luminose del cielo. Conosco quella notte in cui ogni stella, una per una, mi è parsa particolarmente lucente.
(André Gide, I nutrimenti terrestri)
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Questi sono luoghi di memorie, tracce della Nostra Storia ritrovata. Per noi sono l'elisir naturale che ci permette di sfuggire dallo sradicamento storico e dall'acculturazione e di vincere l'ansia dell’avvenire, minata da un mondo globale traversato da tante fratture. Questi luoghi di memoria ci permettono di contemplare, ammirare e celebrare Uomini e Donne transumanti nei quali rimane qualcosa dell'antico eroismo e dei ricordi della nobiltà omerica dei nostri antenati... Quelli stessi che hanno fatto ciò che oggi noi siamo!
(Cherif Rahmani, Ambasciatore di Deserti e Terre aride, Presidente della Fondation Déserts du Monde, Membro di "Leaders per la pace")
I disegni parlano più delle parole. Un tratto grafico deciso quanto gradevole come quello che nelle pagine di questo libro illustra i parchi dell’Emilia-Romagna, e che evidenzia alcune definizioni della narrazione. L’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna sostiene con piacere l’opera di Guido Moretti: il suo raccontare con disegni e parole cosa è l’ecosistema della nostra terra, e come ce ne prendiamo cura. Cerchiamo di essere coerenti a ciò che sappiamo da tempo: il mondo non lo abbiamo ereditato dai nostri padri, ma lo abbiamo in prestito dai nostri figli. E in questo solco si inserisce la volontà del legislatore regionale di istituire fin dagli anni 80, a tutela di parti del territorio, i propri parchi facendoli divenire così autentici scrigni di biodiversità. (Simonetta Saliera, Presidente Assemblea legislativa della regione Emilia-Romagna).
Viaggio tra architetture e manufatti dei Campamentos che ospitano i rifugiati Saharawi nel Sahara algerino attraverso 150 disegni originali dell'autore
Testo italiano e arabo
Il taccuino di Guido è bello, molto, i disegni parlano, raccontano, insegnano storie, persone, memorie, vite, con una grande profondità e precisione, eppure con una splendida leggerezza. Questa è stata la prima impressione, l’incanto che ho provato nello sfogliare per la prima volta il taccuino. Ma questo taccuino è molto di più, o meglio, sceglie la bellezza per raccontare non soltanto la memoria di un popolo al quale è stato imposto di perderla, ma ci comunica anche l’orrore, la paura e la disperazione. Guido mette accanto un disegno delle protezioni per le mammelle del cammello, frutto dell’esperienza di secoli, e uno dell’istallazione del pericolo mine. In questo modo riesce a trasmetterci la quotidianità della vita del popolo Saharawi, senza dover spendere fiumi di parole, grazie ad una sensibilità profonda che gli permette di cogliere molto al di là della pura descrizione e alla sua straordinaria capacità artistica. (Giuliana Laschi).
Sfogliando le pagine di questo Taccuino, tutto dedicato al tempio civico di San Petronio, siamo guidati negli spazi pieni di sorprese di questa grande Basilica, in un continuo trapasso fra esterno e interno, fra opere notissime ed altre appena rivelate perché lontane e quasi irragiungibili, e lo facciamo attraverso l’occhio, la mano, il segno grafico di Guido Moretti. Un segno che, entro una lunga tradizione di disegnatori ed incisori, almeno da Leonardo e dall’Accademia del Disegno del Vasari, nell’uso sapiente del tratteggio ora appena accennato ora infittito ed incrociato, crea luci ombre chiaroscuri, legge e indaga ogni oggetto, e nel suo scontornare le immagini, scopre e restituisce all’occhio di chi guarda inediti dettagli. (Maria Pace Marzocchi).
Che cosa intendiamo per 'architettura tradizionale?
Non certo un patrinonio identificabile secondo una datazione temporale, e neppure secondo perimetrazioni spaziali. Forse la risposta è più vicina alla concezione che rinvia a quell'architettura giunta fino a noi senza nascere da un'azione di specifica progettazione ma da una spontanea e diffusa cultura del costruire con tipi, forme, materiali, attrezzature condivise che hanno portato naturalmente ad una riconosobile identità degi esiti, pur nelle infinte variazioni di adattamento aile diverse condizioni di contorno.
Ciò che colpisce nella composizione delle pagine del Taccuino è la riuscitissima combinazione alternata, che solo al primo sguardo pare casuale, tra viste d’insieme e particolari: le basiliche paleocristiane, i battisteri, i campanili ed i mausolei, nella loro solo apparente semplicità, prendono forma e vita magicamente attraverso la bellezza sfolgorante e insieme austera dei mosaici bizantini e delle loro figure. Gli uni e gli altri raccontano vicende gloriose di imperatori vincitori ed episodi e simboli di spiritualità cristiana, tra realtà, suggestione e contemplazione. I campanili cilindrici, gli antichi palazzi e i chiostri monastici, che oggi ospitano musei e biblioteche, splendidi esempi di arte romanica e gotica; senza dimenticare, nel cuore della città, la suggestiva “zona del silenzio” con i luoghi dell’ultimo rifugio di Dante, e il tempietto neoclassico che custodisce le perdute e infine ritrovate Dantis ossa.
Giorgio Gruppioni).
Viaggio nel tempo attraverso gli oggetti
Testo italiano, arabo e spagnolo . I NOSTRI TEMPI IN UN'UNICA STORIA
Viaggio nel Tempo attraverso gli oggetti
Bologna 2014
Pagine:48
Formato: 297x210
N. illustrazioni: 118
Giudicarie, “Taccuino di viaggio”. Tanti disegni e tanta storia dietro ognuno di essi. Storia economica e storia sociale, tratti di una identità plurale ed in evoluzione, ma anche elaborazione temporale della cultura figurativa e delle tecniche costruttive. Tuttavia, non un semplice volume dedicato alla memoria e al ricordo, perché quello che colpisce è la presenza reale e palpabile, quasi concreta, di tutti i soggetti rappresentati, che in ogni momento possono essere ritrovati, avvicinati e riscoperti da occhi sensibili e da chi li abbia a cuore.
(Patrizia Ballardini, Presidente della Comunità delle Giudicarie).
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Città di contrasti, Bologna: di contrasti composti però in armoniose alleanze, in miracolosi equilibri (e, ahimé, talvolta anche in equilibrismi!). Alleanze ed equilibri come quelli che l’occhio di Guido Moretti sa cogliere ovunque, fra il dettaglio e l’insieme, e che la sua mano qui ci restituisce in un “taccuino di viaggio” fatto d’impressioni fulminanti e di meditate riflessioni tradotte in forma, in disegno. «Bologna eccelle per varietà», scrive – non a caso – l’autore. E il suo sguardo sulle varie meraviglie, visibili e meno visibili, di Bologna, ricorda lo sguardo di Umberto Saba che contempla le «bellezze» di «Piazza Aldrovandi»: «ed è felice l’occhio che le scopre», scrive il poeta. Felice e meravigliato, sempre, è anche l’occhio di Moretti.
(Ivano Dionigi, Magnifico Rettore Alma Mater Studiorum, Bologna)
I saperi millenati dei popoli del deserto per convivere con le condizioni estreme di quell'ambiente e creare civiltà e culture che ancora oggi ci insegnano molto nell'impiego migliore di ogni risorsa che il deserto mette a disposizione.
Tanti libri sono stati stampati, tanti volumi redatti, illustrati e confezionati su argomenti riguardanti storia, vita e bellezze dell'Anaunia. Ed ecco un altro propostoci da Guido Moretti, pezzo importantissimo nel grande mosaico, dove possiamo rispecchiarci per comprendere chi siamo stati, chi siamo e chi saremo. Ci pervade una certa nostalgia prendendo in mano questo suo eccellente lavoro ma allo stesso tempo sentiamo anche l'orgoglio per tutte le cose, grandi e piccole, modeste e di gran pregio, che ha trovato nella nostra terra e che a causa di un fortunato ritardamento non sono andate perdute. Guido Moretti ha fatto centro perfettamente a proporci il suo taccuino di viaggio attraverso la Val di Non. Ci ha dato un grande conforto. (Conte Ulrico Spaur - Castel Valer)
Oggi la montagna è assediata dalla modernità con le sue insidiose seduzioni: possiamo dimenticarcene aprendo questo libro con le preziose testimonianze di una cultura sobria e austera. È come aspirare una profonda boccata d’aria, aria buona che sa di larice vecchio al sole, di fieno tagliato di fresco, di fumo alla sera. Grazie, Guido, anche a nome di questi monti. (Sergio Toppi)
Il "Taccuino" del viaggiatore-illustratore deve essere visto e rivisto, con la curiosità mai sazia di che ama. Attraverso il tratto scarno e sintetico, e tuttavia chiaramente esaustivo, è dato modo di risalire alla realtà, non trasfigurata da un cuore romantico, ma forte e decisa come un sentiero di montagna, che ti porta a scporire l'anima - o le molte anime - di una valle alpina indimenticabile, e non solo per quanti ci abitano da sempre. (F. Turrini)
Se dovessi definire con un solo aggettivo di Guido Moretti, definirei le pagine del suo libro "commoventi": di quella commozione però che nasce dalla consapevolezza che il bello - un capitello e una croce, una chiesa dal campanile aguzzo e un castello pieno di chiaroscuri, una semplice staccionata a bordo via e un portone antico...- è ancora capace di provocare stupore e anche conoscenza. (F. Panizza)
È un libro composito, quello che qui presentiamo: un libro che mescola foto storiche a foto attuali, che nell’apparato iconografico dà ampio spazio ai particolari, a quei piccoli, minuscoli “segni” che rendono uniche le stufe e le stùe tappezzate di legno scuro, a quelle formelle e a quei pannelli decorati che spesso sono delle vere e proprie opere d’arte e che,nei casi più antichi, sono pagine di storia, documenti di eccezionale valore. Ecco perché queste stufe le troviamo nei musei etnografici ma anche nei castelli e nelle residenze nobiliari, ma anche nelle piccole case di contadini che resistono nei meandri dei nostri villaggi più isolati; le vediamo illustrate nei dipinti sette-ottocenteschi e fanno mostra di sé nelle foto storiche dedicate all’intimità più profonda e sacra della famiglia. Non dimentichiamoci, poi, che attorno alle vecchie stufe a olle e nella penombra profumata di resina e di legno tirato a cera delle stùe sono nate - nelle lunghe serate invernali - le nostre leggende più belle e gli occhi di migliaia di bambini e bambine si sono sgranati davanti al miracolo delle fiabe più straordinarie. La stufa a olle come “nonna” calda e accogliente, insomma, come respiro tranquillo e sereno di chi accetta la propria vita con la certezza di avere alle spalle una famiglia e un campo da coltivare, e in fondo al cuore su una fede in cui trovare conforto. Ecco perché è importante che anche oggi ci sia qualche artigiano che conserva i segreti per costruire questi autentici capolavori: è questo l’artigianato tradizionale del quale andiamo più fieri, perché in quei pannelli e in quelle formelle di ceramica si riflette la nostra identità più vera, quella di cui siamo gelosi. Finché ci sarà qualcuno che decide di aprire la porta della propria casa al respiro dolce e profumato di una stufa a olle, significa che c’è speranza per il futuro. Questo è il messaggio di Guido Moretti, ma anche la mia personale convinzione. (Franco Panizza, Assessore all’artigianato, alla cooperazione e ai trasporti della Provincia autonoma di Trento.)
“Abitare il deserto” è un piccolo, importante, breviario di architettura. E' il compendio di anni di ricerca appassionata su tradizioni insediative e costruttive degli abitanti di quelle aree che, per i caratteri climatici e naturali che le accomunano, sono definite “aride”, di cui il deserto è la condizione estrema. Deserto, da desertum: abbandonato, è per definizione uno spazio vuoto. Luogo dalle molte suggestioni, ha sempre rappresentato per noi l'idea del viaggio, dell'avventura, o anche della ricerca di sé nel silenzio e nella solitudine di uno spazio sconfinato; è dunque la perfetta antitesi del nostro mondo affollato, rumoroso, costruito; è la contrapposizione più evidente della natura all'artefatto, all'architettura, alla città. Come si può quindi partire da lì per indagare la storia degli insediamenti umani della popolosa area mediterranea, trovarne i riferimenti comuni? Ce lo spiega l'autore in questo libro che esplora le ragioni del rapporto simbiotico che l'uomo ha saputo creare fra il suo habitat e la natura severa che lo circonda, ponendo poi ad epilogo della ricerca un suo progetto realizzato di recente nel sud del Sahara algerino: la “Casa de la Mujer”, centro polifunzionale per le donne Saharawi realizzato in terra cruda, applicando molti dei saperi costruttivi tradizionali indagati nel corso dei suoi studi. Ne risulta un’architettura, nuova e tradizionale allo stesso tempo, che nasce dal luogo e per il luogo: un'altra architettura del deserto. (Anna Barozzi)
Deserti e Segni - Tracce di architettura nasce nell'Anno Internazionale dei Deserti e della Desertificazione per offrire un piccolo contributo ai grandi temi che l'UNESCO ha voluto porre all'attenzione di tutto il mondo.
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"Da un silenzio sacro emerge una parola profonda che ci regala una nuova memoria”. Dedicato ai popoli di tutti i deserti, questo volume esce in occasione dell’Anno Internazionale dei Deserti e della Desertificazione. Nel deserto che tutto sottrae, in modo semplice e grandioso, l’uomo è presente con i suoi segni. Segni millenari di vita sofferta, di aspra contesa con una natura ostile al massimo grado. Ma anche testimonianze degli alti saperi che hanno condotto gli uomini di queste contrade a straordinari livelli di civiltà e di conoscenza. Guido Moretti sembra far dire a ciò che qui perdura: “Sono esistito, esisto ancora. Nel deserto io esisto per sempre. (Cherif Rahmani, Ambasciatore dell’ONU, Portavoce per l’Anno 2006 Anno dei Deserti e della Desertificazione, Ministro dell’Assetto del Territorio e dell’Ambiente dell’Algeria).
Introduzione "Il dono delle tracce" di Stefano Bonaga. Prefazione di Cherif Rahmani, Ambasciatore dell’ONU, Portavoce per l’Anno 2006 Anno dei Deserti e della Desertificazione, Ministro dell’Assetto del Territorio e dell’Ambiente dell’Algeria.
Introduzione "Il dono delle tracce" di Stefano Bonaga.
La Casa di Hatra: titolo enigmatico per un libro che riporta in copertina una donna velata. Un invito a sfogliarlo. E all’interno troviamo le rivelazioni: conoscenze e saperi accumulati nei secoli da popolazioni che li hanno affinati nelle condizioni ambientali più dure, come le aree di desertificazione. Una ricognizione minuziosa che, dalle architetture “della sottrazione”, cioè da tutto l’habitat rupestre o ipogeo, arriva alle grandi opere come le “torri del vento” iraniane, o alle tecniche per creare quella rete di canali che solcano il sottosuolo delle zone aride per prelevare l’acqua dove c’è e trasferirla dove serve, dal Marocco all’Oman, la cui estensione è uno dei dati più impressionanti di questo lavoro. Veniamo a conoscenza delle “camere dello scirocco” realizzate al di sotto dei palazzi, per resistere alle giornate più calde dell’estate palermitana, o della tecnologia che permise ad uno stupito Marco Polo di essere dissetato da un sorbetto fresco al sapore di frutta, in pieno deserto. La validità del lavoro, al di là del suo considerevole apporto documentativo, risiede nella riflessione che esso ispira attorno alle possibili applicazioni di queste culture millenarie: certamente non con la semplice riproposizione delle ritrovate tecnologie, quanto attraverso l’assunzione delle ragioni che ne stanno alla base, per attualizzarle con le acquisizioni di cui oggi disponiamo.Territorio vastissimo, argomenti complessi, saperi smarriti: un impegno di ricerca rilevante per gli Autori. Un impegno che si è tradotto in un volume brillante, nel quale la scientificità dei contenuti si accompagna all’attenzione per la divulgazione di qualità. Grazie quindi all’Amico Guido Moretti e alla giovane Donata Bori per l’ottimo risultato che ci viene offerto, con l’auspicio che esso sia di stimolo per nuovi traguardi. (Fabio Roversi Monaco - Presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna).
I proponimento di questo lavoro è di tratteggiare un quadro sintetico delle trasformazioni territoriali che si sono manifestate nella provincia di Bologna o partire dagli anni cinquanta, privilegiando gli aspetti di tendenza, emergenti o singolari, che. pur nei limiti Imposti dogli indicatori presi a riferimento, siano In grado dl assicurare originalità dl approccio e carattere di compiutezza a un’indagine su territori già ampiamente studiati. La ricerca si articola In sezioni che hanno lo scopo dl mettere in evidenze i fattori dl relazione che stanno alla base delle trasformazioni, con particolare interesse per le dinamiche insediative che hanno avuto luogo sul nostro territorio. Congiuntamente all’analisi, condotta su base comunale dal 1951 al 1981, la ricerca è corredata da un capitolo che si avvale della rappresentazione sullo spazio cartesiano degli indicatori risultati significativi, per fornire una immediata visualizzazione comparativa dell'evoluzione dei fenomeni. Segue uno parte dedicata alla valutazione quantitativa del grado di correlazione, mediante I’applicazione di un particolare procedimento analitico ad una gamma mirata di indicatori. Completa ii lavoro un cospicuo materiale documentativo, impostato sull’elaborazione originale di tavole tematiche presentate in serie storica, che, oltre lo diretta consultazione, renderanno possibili aggiornamenti nel tempo e innesto di analisi più estese. Lo scelta di utilizzare fonti come i Censimenti ISTAT, indispensabili strumenti d’indagine sulle problematiche riguardanti I’organizzazione della popolazione e degli insediamenti, risiede infatti principalmente nelle possibilità di confronto e di aggiornamento a dimensione nazionale che tale documentazione consente. A questo tipo di opportunità si è prestato il massimo interesse, sia sul piano scientifico che su quello didattico ed è questa la ragione per cui lo spazio riservato al corredo documentativo non è da intendersi come semplice allegato, bensì come porte integrante di un lavoro in evoluzione.
Andrea Cammelli, Franco Degli Esposti, Luciana Malavasi, Guido Moretti USO SOCIALE DEL PATRIMONIO ABITATIVO NEI CENTRI STORICI DELL'EMILIA-ROMAGNA - Documenti/4
Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna
Bologna, 1978
Pagine: 164
N. Illustrazioni: 12
Formato: 170 x 240
La ricerca sulle condizioni di uso del patrimonio abitativo nei diciotto centri storici maggiori dell'Emilia-Romagna rappresenta una componente assai impegnativa del programma di lavoro dell'lstituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna sul problema dei centri storici. La prospettiva nella quale il problema viene affrontato è quella di una politica delta conservazione che non solo sia pienamente consapevole delle condizioni del contesto sociale e degli attuali modi di uso del patrimonio abitativo, ma individui in questi stessi fattori gli elementi fondamentali da cui avviare una corretta ed efficace linea di intervento. In tal modo può essere praticato il superamento di qualsiasi tendenza accademica o "separata", sempre possibile in questo settore, e può essere pienamente sviluppato il ruolo dell'lstituto nel processo di programmazione regionale. Una ricerca, dunque, finalizzata a individuare le condizioni reali in cui si trova il patrimonio edilizio e abitativo storico, nella convinzione che solo all'interno di un sistema di corretti modi di uso di tale patrimonio possano essere assicurate le condizioni di una efficace politica di tutela. E' questa la ragione per cui la presente ricerca viene applicata ai centri storici maggiori delta regione, quelli cioè corrispondenti a vere e proprie aree urbane, in cui si sviluppano attualmente pericolosi processi di uso distorto delle risorse urbane. Ci riferiamo piu in particolare alla tendenza dei centri storici alia terziarizzazione, ai fenomeni di espulsione dei ceti più deboli, alle ristrutturazioni speculative, alla presenza sempre piu preoccupante delle grandi agenzie sul mercato immobiliare, al sottoutilizzo del patrimonio abitativo. Si tratta di processi che riguardano in larghissima misura i centri maggiori e consentono di selezionare, come è stato fatto, le aree in cui fenomeni di degrado assumono un carattere particolarmente attivo in conseguenza dei processi sopra indicati.
ÉTUDE POUR LA RÉNOVATION E LA RESTAURATIUON DE LA CASBAH D'ALGER
République Algerienne Démocratique et Populaire
Présidence du Conseil, Alger 1972
Pagine: 280
N. illustrazioni: 65
Formato: 210 x 270
La rénovation et la restructuration de la Casbah doivent être inserées dans les perspectives et dans les directives du developpement et de I'amenagement de l’agglomeration d’Alger. Plusieurs raisons ne nous permettent pas de considerer la Casbah comme une " île " coupèe du reste de la ville, bien qu'elle apparaisse comme un site unique pour Alger. L'unicité de la Casbah demeure surtout dans les caractères et les qualités de son environnement, a savoir dans les rapports qui s'etablissent entre certains modes de vie et Ie cadre physique. Toutefois, la degradation des systemes socio-culturels et I'obsolescence du tissu urbain posent des problemes très urgents. Les causes de ces phenomenes resident surtout dans les conditions economiques minables qui caracterisent la population de la Casbah et I'on ne peut envisager une veritable rénovation de la Casbah ou un reaménagement de ses problèmes sans les avoir abordés, au prealable. Cependant, ces problemes ne caracterisent pas seulement la Casbah: ils sont communs à plusieurs quartiers de l’agglomeration d'Alger et peuvent être resolus seulement dans Ie cadre de la planification urbaine a une plus large echelle. C'est pour cela que I'étude de la Casbah doit se référer à la ville tout entiere, particulierement en ce qui concerne les aspects socio-economiques.